Sarà capitato a tutti, nelle aziende medio-piccole, imbattersi in un vuoto di autorità relativamente a qualche procedura o processo: non mi riferisco ovviamente a quella legale che afferisce sempre in ultima istanza al “legale rappresentante” o al “titolare effettivo” ma all’autorità di fatto, quella che viene esercitata nello svolgimento dell’attività operativa quotidiana.
Cosa succede in questo caso? L’azienda si blocca? Dipende: a volte sì, con conseguenze nefaste per il business. A volte l’attività prosegue, ma subentra il caos generale, che rende ancora più difficile la vita aziendale. Ma c’è una terza ipotesi, la più auspicabile, anche se, per la mia esperienza, la meno frequente: l’autorevolezza di qualcuno, sia esso dipendente o esterno, supplisce all’autorità vacante e permette all’azienda di operare “nonostante tutto”, magari disattendendo le direttive ufficiali.
Quel qualcuno si impone sull’azienda per la sua competenza, per la sua esperienza, per la presa in carico dei problemi, per il decisionismo che sblocca lo stallo e viene tacitamente riconosciuta da tutti. Per il bene dell’azienda e non solo.