Nel dibattito accademico e professionale, il concetto di “imprenditorialità” si presta a molteplici interpretazioni. Non esiste, infatti, una definizione univoca che mette d’accordo tutti e che, soprattutto, racchiude l’essenza di tale fenomeno complesso e sfaccettato.
Una scuola di pensiero enfatizza la dimensione personale dell’”imprenditore”, colui che si impegna a creare valore affrontando rischi e benefici significativi nell’ambito di un’attività, sia essa di nuova costituzione o già esistente. Questa visione pone l’accento sulla volontà e sull’audacia dell’individuo, di sicuro elementi imprescindibili dell’agire imprenditoriale.
Un’altra corrente di pensiero privilegia l’aspetto dell’”innovazione”, vedendo nell’imprenditore il motore del cambiamento, colui che attraverso la sua creatività e visione introduce novità capaci di rivoluzionare mercati e comportamenti di consumo. Steve Jobs prima ed Elon Musk ora sono le figure che meglio interpretano questa visione.
Non mancano poi approcci che si focalizzano sui “tratti caratteriali” degli imprenditori, suggerendo che determinate qualità personali siano predittive del successo imprenditoriale.
Altri ancora (e io sono tra questi) adottano una definizione di imprenditorialità di carattere “operativo”, che mette in luce il “processo” imprenditoriale: l’imprenditorialità è l’incessante ricerca di opportunità, indipendentemente dalla disponibilità immediata delle risorse necessarie per sfruttarle. È un percorso che si snoda dall’identificazione di un’opportunità fino al disimpegno dall’impresa, o quel che comunemente si definisce “realizzazione del valore aziendale” o, più brevemente con un linguaggio ampiamente usato in politica, “exit”.
Questa prospettiva sottolinea l’importanza dell’agire dinamico e proattivo, tipico dell’imprenditore che, in un contesto di incertezza, si adopera per trasformare una visione in realtà tangibile.
E voi, quale aspetto dell’imprenditorialità ritenete più vitale nel contesto attuale delle nostre imprese?
