Così si espresse un consulente quando, trent’anni fa, da sbarbato (copyright @Montemagno) feci il primo ingresso in azienda.
Non ricordo più il nome del consulente e questa frase non l’ho trovata nel mare magnum di Internet. Forse era originale, chissà.
Trovare un equilibrio tra teoria e pratica non è mai stato semplice. Perché ognuno di noi ha un approccio preferenziale (studioso o smanettone), come abbiamo una mano con cui facciamo tutto e una parte del corpo più efficiente dell’alta. Inoltre, quello che pesa è il background che ci portiamo dietro, i nostri studi, le nostre esperienze.
Per chi ha studiato, l’approccio pratico significa sostanzialmente sporcarsi le mani, cosa che non tutti sono disposti a fare, perché è necessario superare il retaggio storico culturale del lavoro manuale.
Per chi ha lavorato, l’approccio teorico significa sostanzialmente mettersi a studiare, facendo una fatica intellettuale che a volte non è trascurabile, per chi non è abituato.
Spesso i due mondi rimangono separati, e la cosa sicuramente non giova alla crescita della cultura e delle competenze della piccola e media impresa italiana. Ma noi italiani, purtroppo, siamo sempre stati divisi in due opposte fazioni. Che si tratti di sport o di business, poco importa.