Una rapida disamina dei Comitati Tecnici maggiormente coinvolti nell’emissione di standard ISO ci dà la panoramica dei settori più “in fibrillazione” dell’economia mondiale, anche se non è immediato capire il trend di tale emissione, ossia se in un determinato settore l’emissione di standard aumenta o diminuisce rispetto al passato.
Il primo posto è occupato saldamente dall’ “Information Technology” che, alla data della stesura del presente post, è saldamente in testa con ben 3.412 standard. Nell’epoca del PNRR, caratterizzata dell’innovazione spinta e dalla digitalizzazione usata come leva per lo sviluppo, tale primato sarà sicuramente rinforzato, anche perché il secondo classificato, il mondo dell’automotive (“Road vehicles”) è staccatissimo a 997.
Il podio si chiuse con il settore del Food (“Food products”) a 928.
La tecnologia digitale ritorna prepotentemente anche in quarta posizione, con l’ “Automation systems and integration”, a quota 888.
Dopo il settore della plastica, con 733 standard, in sesta posizione troviamo lo spazio (“Aircraft and space vehicles”), con 669. Sicuramente ha giocato un ruolo strategico l’ingresso dei privati nei voli spaziali, grazie alle iniziative di Elon Musk e Co., che ha reso necessario disciplinare settori fino a ieri di appannaggio delle nazioni.
Una domanda: la distribuzione delle norme tra i vari settori “rispetta” il ben noto principio di Pareto? La risposta è, ovviamente, sì: l’80% degli standard è appannaggio di 69 settori (dalla già citata “Information Technology” ai “Refrattari”) su 264, pari al 26%. Chi di norma ferisce…