“Il lusso è una conseguenza necessaria della proprietà e di una grande disuguaglianza tra le fortune.”
La citazione di Voltaire, “Il lusso è una conseguenza necessaria della proprietà e di una grande disuguaglianza tra le fortune,” calza a pennello nel contesto italiano, noto per essere la patria del lusso. L’Italia è rinomata per i suoi marchi di pregio in vari settori, come la moda, l’automobilismo e il design, contribuendo significativamente all’economia e fornendo occupazione a molte persone. Tuttavia, come argutamente osserva il filosofo francese, l’origine del lusso si lega in parte alle disuguaglianze presenti nella società.
Il fenomeno si manifesta attraverso la presenza di prodotti e servizi di alto livello, accessibili solo a una ristretta élite economica, mentre una porzione significativa della popolazione rimane esclusa. Disparità che riflette una divisione sociale e economica più ampia, dove il lusso non è solo un simbolo di status ma anche un indicatore di disuguaglianze sottostanti.
Il lusso diventa, così, un doppio filo: da un lato, è un motore per l’economia e un simbolo di eccellenza italiana riconosciuto a livello mondiale; dall’altro, evidenzia le disparità economiche e sociali che persistono nella società. La sfida per l’Italia e per le società che si affacciano sul mondo del lusso è di trovare un equilibrio tra lo sviluppo economico e la riduzione delle disuguaglianze.