Ogni nuova “tecnologia dirompente” (disruption technology) e ogni nuova “rivoluzione industriale” dall’avvento dell’agricoltura, 10.000 anni fa, all’avvento di Internet, negli anni ‘90 del secolo scorso, finora, hanno creato più posti di lavoro di quanti ne hanno distrutti.
Questa non è una legge “naturale” né, tantomeno, siamo sicuri che sarà “valida” anche per il futuro. Dunque, sono legittime le preoccupazioni di che si vede minacciato dall’avvento dell’intelligenza artificiale, che, con l’esplosione di chatGPT, è entrata massicciamente nelle nostre vite e nell’inconscio collettivo.
È altrettanto noto che non sono le nuove tecnologie che creano disoccupati, ma le persone che non si adeguano ad esse, che non studiano, che non si aggiornano, che non hanno abbracciato l’apprendimento permanente (lifelong learning) come filosofia di vita, per adagiarsi nel quadro ovattato e rassicurante della propria zona di comfort.
Ad esempio, nella digital supply chain, stanno emergendo 5 ruoli strategici, che le aziende farebbero bene a formare fin da subito:
I DATA SCOUT, per identificare e correlare fonti di dati esterne e trasferirle nei propri sistemi dove possono essere utilizzati nei processi di analisi e machine learning.
I DATA SCIENTISTS, per gestire e sfidare molteplici fonti di input e valutare dove e come costruire correlazioni per influenzare la domanda.
I FORECASTING LIBRARY SPECIALIST, per eseguire previsioni statistiche basate sui più recenti motori e sviluppi statistici.
Gli UNIVERSAL SUPPLY CHAIN NETWORK PLANNERS, che aiutano i data scientist a identificare e stabilire i parametri e gli input giusti per automatizzare i processi e i sistemi di pianificazione decisionale.
Gli SCENARIO EXCEPTION SPECIALIST, per identificare le interruzioni della rete di fornitura e valutare questi scenari con driver per le decisioni aziendali e la valutazione del relativo rischio.
Al solito, non ci rimane che rimboccarci le maniche e cogliere le opportunità che le nuove tecnologie offrono.
